Milioni di animali abbattuti, causa Covid-19

Milioni di animali abbattuti hanno pagato le conseguenze del Covid-19

E per continuare con gli orrori del maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi adesso parliamo del modo in cui a causa dell’emergenza Covid-19 sono stati abbattuti milioni di animali.

Negli Stati Uniti, per esempio, circa 40 mattatoi sono stati costretti a chiudere a causa dei focolai di coronavirus. In questa grandissima nazione i mattatoi sono relativamente pochi rispetto alla quantità degli animali allevati e sono per lo più impianti giganteschi. Le alternative per gli allevatori sono inesistenti.

Era solo fine aprile e i giornali statunitensi riportavano di almeno due milioni di animali abbattuti negli allevamenti. Ma il numero era destinato a crescere.

Come ha riportato anche The Guardian, si stima che oltre 10 milioni di polli e galline siano già state abbattute a causa del “sovraffollamento” dovuto alla chiusura dei mattatoi. I tassi di infezione Covid-19 tra i lavoratori dei 40 impianti sono stati altissimi e si sono dovuti fermare. La maggior parte di questi animali è stata o sarà soffocata con una schiuma a base d’acqua, simile alla schiuma antincendio.

Stessa sorte toccherà, entro settembre, a oltre 10 milioni di suini, per lo stesso motivo.

Perché la necessità di abbattere gli animali negli allevamenti?

Di fronte al sovraffollamento, agli allevatori vengono presentate due opzioni: limitare la crescita delle loro popolazioni animali (mediante aborti indotti o la diminuzione del cibo per limitare le dimensioni fisiche degli animali) o il cosiddetto ” spopolamento “.

I pulcini sono allevati per una crescita veloce e devono essere macellati dopo un periodo breve dalla nascita che va dai 42 ai 47 giorni. Dopo morirebbero lo stesso. Mancando i mattatoi gli allevatori non sanno che farne.

Lo stesso destino è toccato a centinaia di migliaia di maiali.

Certamente gli allevatori non sono felici di compiere questa eutanasia. E’ proprio l’ultima spiaggia per loro, perché rappresenta enormi perdite economiche e anche un grosso stress. Ma se gli allevatori non possono mandare gli animali nei mattatoi, le gabbie diventano sovraffollate, mancano cibo e acqua. Allora perché farli soffrire? Meglio “spopolarli in casa”. Così consigliano i veterinari.

La tragica necessità “dell’eutanasia umanitaria” è evitare la sofferenza degli animali.

Come se gli animali prima fossero felici! Tragedia su tragedia.

Metodi di abbattimento degli animali

Le “tecniche di abbattimento” autorizzate dall’American Veterinary Medical Association  includono overdose di anestetico, gas, colpi di pistola, elettrocuzione, o scarica elettrica, trauma manuale contro un corpo contundente.

I metodi AVMA “consentiti in circostanze limitate” includono l’arresto della ventilazione (VSD), potenzialmente combinato con gas di anidride carbonica e nitrito di sodio che verrebbero ingeriti dai suini.

In pratica, il trauma manuale può significare sbattere i maialini contro il terreno mentre VSD “essenzialmente cuocerebbe i maiali vivi”.

A ragione molti gruppi per il benessere degli animali li hanno definiti metodi disumani.

La scelta del metodo è stato lasciata, per così dire, a discrezione degli allevatori.

Abbattimento dei suini

I suini prodotti in serie devono crescere fino a 300 libbre in circa sei mesi. I maiali che crescono troppo al di sopra di quel peso rendono pericoloso, per gli addetti al confezionamento della carne, sollevare le carcasse lungo la linea di macellazione. Centinaia di migliaia di maiali sono diventati troppo grandi per essere macellati.

Quindi gli allevatori sono stati costretti ad abbatterli. E così, raccontano i giornali statunitensi, un allevatore di maiali del Minnesota ha convogliato l’anidride carbonica attraverso il sistema di ventilazione. Un altro ha gassato i suoi animali dopo averli caricati su un camion. E un terzo ha sparato in testa ai suoi maiali con una pistola, lavoro che gli è costato diverse ore e molto stress.

Per alcuni allevatori, anche se avvezzi a queste cose, è stato un grosso stress uccidere 3000 maiali in un solo giorno.

lo smaltimento degli animali abbattuti

Poi resta il problema di dover smaltire le loro carcasse. Sono nati appositi siti per lo smaltimento. Gli impianti che trasformano la biomassa animale erano chiusi anche loro o al 50% della loro capacità produttiva. Non è così semplice smaltire migliaia di carcasse.

Lo smaltimento in discarica richiede rimorchi a tenuta stagna con fodere assorbenti. La sepoltura richiede l’adesione alle normative statali e federali sulla protezione delle acque, che possono essere piuttosto difficili. Il compostaggio richiede massicci apporti di carbonio sotto forma di trucioli di legno. E la combustione a cielo aperto comporta un pesante costo ambientale e per la salute umana: un singolo maiale, ad esempio, può liberare nell’atmosfera tre chili di particolato.

metodi alternativi all’abbattimento degli animali

Mentre aspettavano la riapertura dei macelli, molti allevatori erano alla ricerca di modi per rallentare la crescita dei loro maiali. Per esempio aumentando le temperature del fienile per renderli meno interessati a mangiare o alterare la ricetta dei mangimi per renderla meno appetitosa.

Si è cercato di evitare le nascite, con iniezioni alle scrofe che provocano l’aborto.

Qualcuno ha anche cercato di vendere i propri animali su altri canali o di donarli.

una grave perdita in termini di spreco

Questa necessità di abbattere gli animali è stata davvero straziante anche per gli allevatori, oltre la considerazione delle enormi perdite economiche. Molti allevatori temono di finire sul lastrico.

Nel frattempo la domanda di carne da parte degli americani era in aumento. Gli scaffali nei supermercati erano vuoti. Per placare lo scontento Donald Trump ha promesso una massiccia importazione di carne. Ma se invece avessero mangiato fagioli e ceci per tutto il lockdown? Almeno sarebbe stata un’opportunità per cambiare alimentazione.

Un incredibile spreco di cibo, mentre a causa del lockdown milioni di americani si trovavano a perdere il lavoro e a non avere cibo da mangiare.

Foto di Andrew Martin da Pixabay