I vegetariani attraverso i secoli : tra filosofia e religione

Essere vegetariani è solo una scelta salutistica?

Spesso essere vegetariani o vegani viene considerata una moda del momento, o al massimo, una scelta salutistica.

Non sappiamo molto delle motivazioni anche spirituali che stanno dietro alla scelta vegetariana e che invece ci riportano indietro di secoli.

Pitagora tra i primi vegetariani della storia

Sembra che tra i primi vegetariani conosciuti dalla storia ci sia stato Pitagora.

Pitagora nacque a Samo, in Grecia, nel. 570 a.C e morì a Metaponto, in Italia, nel 496 a.C. La più antica testimonianza sulla vita di Pitagora ci viene da Porfirio nella sua opera “Vita di Pitagora”.

Ma anche alcuni versi delle Metamorfosi di Ovidio  descrivono il filosofo e matematico Pitagora come il primo a scagliarsi contro l’abitudine di cibarsi di animali, da lui reputata un’inutile causa di stragi, dato che già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue.

Ovidio lega il vegetarianismo di Pitagora alla sua credenza nella metempsicosi, o reincarnazione, secondo cui negli animali non vi è un’anima diversa da quella degli esseri umani.

Disse un giorno il filosofo: «Astenetevi o mortali, dal contaminarvi il corpo con pietanze empie! Ci sono i cereali, ci sono frutti che piegano con il loro peso i rami, grappoli d’uva turgidi sulle viti. Ci sono verdure deliziose, ce n’è di quelle che si possono rendere più buone e più tenere con la cottura. E nessuno vi proibisce il latte e il miele che profuma di timo. La terra generosa vi fornisce ogni ben di dio e vi offre banchetti senza bisogno di uccisioni e sangue». E secondo Porfirio «raccomandava anche di non distruggere né danneggiare una pianta coltivata e fruttifera, e nemmeno un animale che non fosse per sua natura nocivo all’uomo».

Pitagora fu il fondatore della matematica, dell’astronomia, della musica ma anche della scienza medica, e questo diversi secoli prima di Ippocrate.

Da lui ebbe origine il sistema naturopatico di guarigione senza l’uso di medicine o operazioni. Questo suo metodo venne poi adottato dai Terapeuti, setta di derivazione essenica.

Pitagora e l’orfismo

Si ritiene che abbia appreso i principi delle scienze matematiche da Egizi, Caldei e Fenici. Pitagora attinse molto dalle culture indiane legate al Brahmanesimo e ai Veda e a quelle di Zoroastro, dal momento che molti sono i punti di contatto. Egli stesso fa risalire ad Orfeo alcune suo teorie. Infatti tra orfismo e pitagorismo vi sono molti aspetti paralleli e storicamente provati. La regola suprema per gli orfici è l’astensione dalla carne legata all’idea della morte.

L’orfismo fu un movimento mistico che attraverso la purificazione del corpo voleva allontanarsi dalla condizione umana e avvicinarsi a quella divina.

Gli adepti dei culti orfici, che credevano nella trasmigrazione delle anime, conducevano una vita sobria ed evitavano qualsiasi cibo di origine animale, rifiutando carne, uova e persino la lana per gli indumenti.

Ne parlava anche Platone, nelle Leggi. Una felice età arcaica in cui gli uomini avevano un particolare rispetto per la vita e non uccidevano gli animali né per nutrirsene né per offrire sacrifici agli dèi. Secondo Platone questi antenati seguivano i modi di vita orfici, ispirati cioè alla figura mitica di Orfeo, il quale viveva in un rapporto di incantamento con gli animali e la natura.

Empedocle e la caccia

Anche altri filosofi dell’antichità rifiutavano il sacrificio di animali nelle cerimonie religiose e la loro uccisione per il consumo. Tra questi Empedocle e Plutarco.

Empedocle, filosofo di Agrigento successivo a Pitagora, affermava che la caccia è ragione “dell’imbruttimento” umano, responsabile inoltre del nostro esercitare l’arte della guerra, considerata dal filosofo negativa e addirittura sinonimo di regressione. Conseguenza inevitabile della caccia è l’allevamento, che spesso implica violenza sull’animale.

Empedocle sosteneva che violenza e guerra siano figlie della caccia. Considerava la guerra un fenomeno da debellare, partendo dalla graduale esclusione di azioni violente nella quotidianità, tra cui appunto l’atto stesso di allevare animali e consumarne la carne.

I vegetariani Seneca e Porfirio

Lo stesso Seneca rivelava in una lettera di aver dovuto abbandonare l’astensione dalla carne perché sotto l’imperatore Tiberio  il rifiuto della carne veniva considerato prova di appartenenza ad un culto straniero e quindi di sovversione.

Addirittura Porfirio, nell’opera Astinenza dagli animali, affermava che il consumo della carne e il sacrificio di animali sono uno sviluppo del cannibalismo e del sacrificio umano. Tra uomo e animale c’è piena continuità (entrambi possiedono ragione e linguaggio) ed è falso che Dio abbia creato gli animali per l’uomo.

Il Cristianesimo e il vegetarianismo

Con il Cristianesimo vengono aboliti i sacrifici animali, ma l’astensione dal consumo di carne – se mossa dalla compassione verso gli animali – viene vista con sospetto perché caratteristica di alcuni movimenti ereticali, ad esempio i manichei, i catari, gli albigesi. Nel medioevo, le autorità riconoscevano i catari perché, messi alla prova, questi si rifiutavano di uccidere un pollo.

I vegetariani Catari

Il catarismo si definisce come una dottrina dualistica: due principi reggono la terra e il cielo, uno cattivo, che ha creato il mondo, l’altro buono. La materia, il mondo visibile è opera del dio cattivo, o Satana. Il termine utilizzato per definire questo movimento proviene dal latino catharus, “puro”, che sta ad indicare proprio la loro fede: essere più puri possibile  evitando di commettere peccato.
Per essi la salvezza consisteva in una certa imitazione morale che permetteva di liberarsi dalla materia e ritornare con una serie di reincarnazioni successive alla propria origine spirituale.

I Catari avevano in comune con le più antiche tradizioni orientali quali Buddismo e Induismo la credenza nella reincarnazione e nella trasmigrazione delle anime.

Per i Catari ogni essere vivente ha un anima scaturita in origine da Dio e non ha importanza che questa si incarni in un uomo o in un “altro” animale.

I Catari sostenevano di rifarsi alla più antica e vera tradizione evangelica. Conducevano una vita «consacrata a Dio e al Vangelo», lavorando, rispettando e osservando i precetti evangelici, il voto di povertà, la proibizione di mentire, la castità e l’astinenza. Al tempo del Medioevo muovevano anche delle critiche alle autorità ecclesiastiche di Roma, incolpate di snaturare la tradizione della Chiesa apostolica, ma si videro poi accusati di eresia dalle stesse.

Il Catarismo si diffuse soprattutto nella Francia meridionale tanto da minacciare il primato della Chiesa Cattolica, la quale pensò di dar vita al Tribunale dell’inquisizione contro tutte le eresie, che da allora avrebbe seminato il terrore. Nel 1208 Innocenzo III bandì una crociata che per venti anni avrebbe messo a ferro e fuoco la Francia meridionale. Ventimila persone furono uccise, donne, bambini, vecchi, uomini e anche animali. I Catari furono sterminati.

Gesù e gli Esseni

Al tempo di Gesù la Palestina pullulava di movimenti e sette religiose. Tra queste gli Esseni, un movimento spirituale di derivazione ebraica tra i più conformi ai dettami della legge dei grandi profeti. Gli Esseni vivevano, pensavano, pregavano ed operavano allo stesso modo di Gesù, per questo è plausibile pensare che Gesù abbia seguito o abbia risentito di questo movimento.

Nella comunità degli Esseni non vi erano né ricchi né poveri, tutto era messo in comune; abolivano ogni distinzione di rango e privilegiavano la virtù sopra ogni cosa. Gli Esseni erano vegetariani e anche Gesù sembra lo fosse, anche se permise agli uomini di mangiare il pesce.

Se l’astinenza dalla carne non fosse stata una regola del cristianesimo antico come si spiega l’adesione a tale precetto di tutti i primi ordini monastici e religiosi?

Francesco d’Assisi e San Francesco di Paola

Francesco d’Assisi porta, forse per primo, il rispetto per gli animali nell’ambito dell’ortodossia.
Alcuni secoli dopo, Francesco da Paola fonda un ordine votato alla perpetua vita quaresimale con astinenza, motivata da ascetismo religioso, dai “cibi di grasso”, compreso il pesce. Erano più che vegetariani, anzi vegani.

Ancora nel ’500 pochi avevano il coraggio di prendere posizioni a favore degli animali. Leonardo da Vinci affermava “verrà il tempo in cui giudicheremo il mangiare gli animali nello stesso modo in cui oggi giudichiamo il mangiare i nostri simili: il cannibalismo“.

Cartesio e gli animali-macchina

Cartesio sosteneva che gli animali siano delle macchine senza coscienza e senza capacità di soffrire, legittimando così, oltre al consumo di carne, anche la vivisezione. Ciò nonostante era vegetariano perché convinto che facesse bene alla salute.
Come lui, anche altri uomini di scienza e medici dell’epoca prescrivono il vegetarianismo per la salute umana, ma non per compassione verso gli animali.

Voltaire e la denuncia alla moderna zootecnia

La difesa del vegetarianismo come denuncia della crudeltà verso gli animali ritorna prepotentemente con Voltaire, che condanna anche la vivisezione. Il padre dell’Illuminismo europeo tratta della questione della crudeltà verso gli animali in diverse sue opere. Nello scritto “Pensieri Vegetariani – Cosa c’è di più abominevole che nutrirsi continuamente di cadaveri?” denuncia la moderna zootecnia e le contemporanee “fabbriche del cibo“, dove gli animali sono degradati dall’inizio alla fine del loro “ciclo produttivo” a meri oggetti posti al servizio dell’uomo. E siamo ancora solo nel XVIII secolo. Oggi il degrado è sicuramente più ampio.

Nel pensiero di Voltaire vi è un deciso attacco all’idea teologica della differenza essenziale e sovrannaturale fra l’essere umano e gli animali e della superiorità di diritto divino da parte dell’uomo nei confronti dell’intera natura.

Voltaire pone aspramente in discussione le posizioni cartesiane che riducevano l’animale ad una macchina senza coscienza. Nel Dizionario filosofico sottolinea quale vergogna sia stata «aver detto che le bestie sono macchine prive di coscienza e sentimento» e, rivolgendosi al vivisettore che seziona un animale nella più assoluta indifferenza, gli chiede: «tu scopri in lui gli stessi organi di sentimento che sono in te. Rispondimi, meccanicista, la natura ha dunque combinato in lui tutte le molle del sentimento affinché egli non senta?».

I Nazisti e il vegetarianesimo

Un caso a parte riguarda i Nazisti. Adolf Hitler era vegetariano, con certezza almeno nel periodo vicino alla seconda guerra mondiale. Testimonianze confermano che soffrisse di stomaco e avesse adottato la dieta vegetariana per stare meglio. Ma altre testimonianze ci svelano la sua convinzione che mangiare carne fosse dannoso per l’umanità,  nonché l’amore per il suo cane e l’ammirazione per i lupi.

Dal 1933 al 1935 in Germania furono varate diverse leggi a tutela degli animali, contro la vivisezione, per esempio, l’abolizione della caccia alla volpe, la tutela del paesaggio.

Fu imposto il divieto sulla macellazione rituale propria del rito sacrificale ebraico. Il riferimento ideologico era anche volto a prendere le distanze dalla cultura giudaica e da una visione antropocentrica, che, secondo i nazisti, si era trasferita anche nella religione cristiana.

E’ nota la dichiarazione di Goebbels, che afferma ”Il vero amico che rimane al termine della vita è il cane.. più conosco la specie umana, più mi interesso del mio Benno”. Goebbels inoltre concordava con Hitler sul fatto che è meglio essere vegetariani e che “mangiare carne è una perversione della nostra natura umana” e che la religione cristiana fosse “sintomo di decadenza” in quanto non incoraggiava il vegetarianismo.

Stranamente però, sotto il Terzo Reich, furono chiuse le associazioni di vegetariani, prima fra tutte la Vegerarier Bund, nata nel 1892.

Il vegetariano Richard Wagner

Hitler subì l’influenza del compositore Richard Wagner, fervente vegetariano, che incoraggiò gli attacchi ai laboratori e l’assalto fisico nei confronti di coloro che praticavano la vivisezione.  Quest’ultima veniva associata agli Ebrei, probabilmente per il metodo di uccisione kasher. La vivisezione, dal punto di vista di Wagner,  assaliva l’unità della natura, di cui ogni uomo è parte. Credeva che la purezza della razza Ariana fosse stata compromessa dal fatto di mangiare carne e dalla mescolanza di razze.

Il discorso sarebbe molto lungo e meriterebbe un articolo a parte, ma con il nazismo sembrò che la cosa andasse a finire all’opposto: gli animali erano salvaguardati, almeno apparentemente, e agli esseri umani era riservata la sorte degli animali negli allevamenti, nei laboratori, nei mattatoi.

I Tedeschi di razza Ariana dovevano essere allevati come bestiame per ottenere una razza superiore sempre più pura, mentre gli “animali inferiori” o “sub-umani”, come gli Ebrei e altre vittime dell’Olocausto, dovevano essere sterminati. Senza alcuna pietà.

Forse questo ci può fare riflettere e far provare un po’ più di empatia verso gli animali.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica e gli animali

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge:

2417 –  Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. E’ dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.

2415 – Il settimo comandamento esige il rispetto dell’integrità della creazione. Gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura. 290 L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione.

2416 Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. 292 Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. 293 Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali.
2418 E’ contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. E’ pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone.

Considerazioni personali

Questa è l’idea che mi sono fatto io personalmente con queste mie ricerche.

Le religioni orientali credevano nella reincarnazione delle anime di tutti gli esseri viventi e per questo si astenevano dal mangiare la carne. A parte questo è  auspicabile non caricare il proprio corpo con tossine e sostanze impure per essere più spirituali e vicini a Dio. Alcuni studi ci fanno ragionevolmente pensare che queste filosofie e religioni che comportavano una certa condotta di vita, tra cui essere vegetariani,  si siano pian piano diffuse anche in Occidente, attraverso la Grecia,  i Fenici e il Medio oriente. Probabilmente Gesù era vicino a queste dottrine orientali.

Quasi sicuramente i primi Cristiani erano vegetariani. Ma poi questo venne visto come sintomo di eresia dall’Inquisizione e nessuno ebbe più il coraggio di professarsi vegetariano.

L’antropocentrismo del Cristianesimo

Nel catechismo si legge che l’uomo può servirsi degli animali per nutrirsi e vestirsi, ma anche che bisogna avere rispetto dell’integrità della Creazione, che gli uomini devono essere benevoli verso gli animali, che non si deve disporre indiscriminatamente della loro vita.

Ognuno interpreta i testi e capisce ciò che vuol capire, ma secondo me anche il Cristianesimo parla chiaro. Il Creato si deve rispettare, anche se a mio parere questo antropocentrismo è inaccettabile.

Voltaire, filosofo illuminista, avendo in odio la Chiesa come istituzione autoritaria e dispotica quale era diventata, ha il coraggio di riprendere i discorso della difesa degli animali.

Tutto il Romanticismo è permeato dal “ritorno alla natura”, probabilmente in contrasto con l’alienazione e gli squilibri causati dalla Rivoluzione industriale e dal capitalismo. In questo desiderio di ritorno alla natura e alla purezza si inserisce il pensiero razziale, che tuttavia prende una forma assurda, come tutti sappiamo.

Come vediamo il vegetarianismo è stato sempre legato alla religione, o al potere, poi alle ideologie e ai movimenti.

Oggi i medici dicono che il vegetarismo fa bene alla salute dell’uomo. Tutto però è sempre relativo al benessere dell’uomo. Antropocentrismo puro. La nostra epoca super-materialista non si occupa di problemi spirituali. Reincarnazione o obblighi morali verso il Creato, che importa, ciò che conta è la difesa dei posti di lavoro e l’aumento del Pil?

foto da Tizy

fonti

veganitalia

Erica Joy Mannucci, La cena di Pitagora. Storia del vegetarianismo dall’antica Grecia a Internet,