L’economia civile di Antonio Genovesi

Oggi è ritornato all’attenzione delle persone l’economia civile, l’insegnamento dell’economista e filosofo Antonio Genovesi (1713-1769). E’ considerato uno dei principali fondatori della Scuola napoletana del XVIII secolo.

Genovesi nasce e opera nello stesso periodo in cui l’economista e filosofo scozzese Adam Smith influenza il pensiero economico europeo. Per molti versi ne condivide le idee.

Adam Smith e la teoria classica dell’economia

Adam Smith è considerato uno dei fondatori della teoria classica dell’economia politica e dell’economia politica moderna.

L’opera più importante di Adam Smith è il trattato “Nelle ricerche sopra la natura e la causa della ricchezza delle nazioni“, pubblicato nel 1776, dove l’economista espone la sua teoria economica.

Insofferente nei riguardi del regime feudale vede nel libero mercato la via per liberarsi dal giogo feudale, causa di stagnazione e miseria.

Per Smith, nella sfera economica l’agire umano è mosso da impulsi di natura sostanzialmente egoistica e individuale.

Secondo Smith la competizione in un mercato libero non porta alla sopraffazione e alla violenza, bensì porta a un incremento del benessere collettivo.

L’egoismo del singolo porta quindi ad una situazione di efficienza collettiva. E cioè, gli individui sono in grado di servire l’interesse collettivo perseguendo il proprio interesse personale.

Punti centrali del pensiero di Smith

I punti più importanti del pensiero economico di Smith sono quindi:

Importanza del libero scambio: la soppressione di freni al commercio interno ed esterno, come pure l’accesso a nuovi mercati attraverso lo sviluppo o il miglioramento della rete di trasporti, favorisce la divisione del lavoro aumentando di conseguenza la produzione economica e il benessere collettivo.

La centralità del mercato. L’egoismo del singolo può tradursi nel benessere collettivo solo se l’attività economica si svolge nel mercato concorrenziale, purché opportunamente regolato.

La teoria della “mano invisibile“, cioè il ruolo equilibratore fra domanda e offerta esercitato dalla mano invisibile. Nessun intervento esterno al mercato è necessario per raggiungere lo stato di equilibrio. Il mercato possiede forze di auto-regolazione.

Smith però non è padre del liberalismo più sfrenato, come si potrebbe pensare. Afferma chiaramente che il mercato, per poter funzionare, deve essere corredato da una cornice giuridica e istituzionale adeguata e che lo Stato deve assolutamente intervenire in numerosi settori quali: la difesa, l’ordine pubblico, la giustizia, opere pubbliche, l’offerta di moneta e istruzione.

Divisione del lavoro e produttività

Secondo Smith, la ricchezza di una nazione è determinata dalla produttività del lavoro e dall’accumulazione del capitale.

A parità di risorse, la divisione del lavoro consente al lavoratore di specializzarsi in una singola mansione e aumentare la produttività del lavoro.

Come abbiamo visto le teorie di Adam Smith sono ancora largamente messe in pratica.

L’economia civile di Genovesi

Tornando a Genovesi, le sue Lezioni di commercio ossia di economia civile (1765) furono molto influenti in Italia, conosciute e tradotte in Europa e oltre.

Antonio Genovesi, come abbiamo detto, condivideva gran parte della teoria di Smith. Però l’ha arricchita di peculiarità, dovute certamente al suo essere sacerdote, e anche meridionale.

Genovesi era convinto che la persona fosse l’equilibrio di due forze: quella dell’interesse per se stesso e quella della solidarietà sociale. Non nega l’agire dell’uomo per l’interesse personale, ma riprende anche l’etica di Aristotele: «È legge dell’universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri».  Cita anche la famosa definizione del filosofo, che un uomo solitario può essere solo una bestia o una divinità.

Così Genovesi indica proprio il mercato come luogo di mutua assistenza e reciprocità.

La scienza, la tecnologia e la meccanica sono solo “strumenti di incivilimento” per migliorare il benessere dei popoli. Ma i rapporti devono essere non strumentali: il mercato deve essere un luogo di reciproco aiuto e assistenza. Non si può costruire la propria felicità senza occuparsi di quella degli altri. Quindi va bene faticare per i propri interessi, ma senza fare la miseria degli altri e mai dimenticare di industriarsi anche per rendere felici gli altri.

Economia, felicità e civiltà

L’idea di economia è legata ai concetti di pubblica felicità e incivilimento.

L’economia civile  si pone come alternativa alla teoria economica classica perché pone al centro la persona e considera il mercato e l’impresa luoghi di scambio, dono, vantaggio reciproco.

Un messaggio attualissimo: la felicità esiste solo se è pubblica, poiché la ricchezza cercata contro gli altri produce malessere per tutti.

Interessante pure il nome stesso Economia civile: l’economia se non è civile è semplicemente incivile. Il mercato è visto come espressione delle leggi che regolano la società e che non possono prescindere dalla considerazione delle virtù civili e del Bene comune. 

Come già presente nel pensiero di molti economisti e filosofi di cui abbiamo parlato, l’economia tende all’incivilimento e alla Civiltà.

Se l’impresa crea posti di lavoro, rispetta ambiente, lavoratori, società, migliora beni e servizi, è civile, corrisponde al nostro ideale di civiltà attuale. Se non lo fa è incivile.

 

Antonio Genovesi

felicità pubblica

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay