Giuseppe Toniolo, l’economia al servizio dell’uomo

Giuseppe Toniolo e Milton Friedman. Economisti dai pensieri opposti.

Parleremo ora di alcuni economisti di rilievo che possono essere punto di riferimento per noi oggi. La nostra economia globale, infatti, ha bisogno di un cambiamento.

In tempo di cambiamenti può essere utile rivolgere uno sguardo al passato lontano e meno lontano. Possiamo ricavare spunti e insight. Le grandi idee hanno sempre accompagnato la storia dell’umanità.

Giuseppe Toniolo e il concetto cristiano della democrazia

L’economista Giuseppe Toniolo, (1845 – 1918) beatificato il 29 aprile 2012, ha saputo proporre e realizzare in concreto la visione di un modello di organizzazione sociale cristianamente ispirato.
La sua formulazione del concetto cristiano di democrazia fu il punto di partenza di tutto il movimento della democrazia cristiana.
L’apporto di Giuseppe Toniolo fu particolarmente significativo nell’elaborazione e nella diffusione dell’idea di democrazia.

Secondo il presidente Mattarella, democrazia intesa “non soltanto come ordinamento aperto, fondato su un principio egualitario di cittadinanza, ma anche come sistema orientato verso la giustizia, con una tensione ineliminabile all’emancipazione dei ceti più deboli”.

Nel saggio “Il concetto cristiano della democrazia”, Toniolo affrontò il tema della democrazia cristiana definita come «l’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori».

L’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII

Il pensiero sociale di Toniolo nasce e si sviluppa in un periodo in cui prevale il pensiero illuminista e il positivismo.
L’etica si distacca dal diritto e dall’economia, mentre la questione sociale diventa sempre più grave e si manifesta nella contrapposizione tra il capitale e il lavoro.

La lotta di classe diventa il metodo proposto per risolvere le gravi questioni che attraversano la società.
Contro questa visione si leva alta la voce della Rerum Novarum del 1891 di Leone XIII. Nel civile consorzio, afferma Leone XIII, le due classi si devono armonizzare e trovare un equilibrio perché il capitale non può stare senza il lavoro e il lavoro senza il capitale.

Sulla scia dell’enciclica Rerum Novarum, Toniolo elaborò il programma dei cattolici di fronte al socialismo, soprattutto nel “Trattato di economia sociale”.
L’aggettivo sociale del Trattato è molto significativo perché Toniolo ritiene che l’ordine sociale sia superiore all’ordine economico.

Legge etica suprema: il bene comune

In una società libera e giusta, secondo Toniolo, l’economia deve raccordarsi all’etica.

Dovremmo ascoltare il richiamo di Toniolo a un ordine economico basato sulle responsabilità etiche sia individuali che collettive.
L’etica deve essere parte integrante e costitutiva dell’economia e non stare al di fuori di essa.
La legge etica suprema è il bene comune che è bene di tutti e di ciascuno. Ogni persona deve partecipare ai benefici dei processi di sviluppo essendo fatta a immagine e somiglianza di Dio.
Senza etica non ci può essere vero sviluppo in cui l’uomo sia sempre posto al centro. Senza etica non ci può essere bene comune perché esso è la massima espressione dell’etica.
Le dimensioni sociale, etica e religiosa sono strettamente collegate con l’economia, con l’impresa e con il profitto.

Importanza della cooperazione

Nel “Trattato di economia sociale“, Toniolo mette in evidenza l’importanza delle piccole e medie imprese e della cooperazione. Si tratta di modelli organizzativi in cui emerge il primato dell’uomo con i suoi valori di libertà, responsabilità, dignità, creatività.
La solidarietà che caratterizza l’insegnamento sociale della Chiesa svolge un ruolo cruciale sia nel modello delle piccole e medie imprese che in quello cooperativo.
L’impresa, come insegna Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus del 1991, diventa una comunità di persone in cui l’autorità viene esercitata non come potere ma come servizio per lo sviluppo e il bene comune.

Centesimus Annus

La Centesimus Annus è un’enciclica scritta da papa Giovanni Paolo II nel 1991, nel centesimo anniversario dell’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII del 1891.
Nell’enciclica si fa un’analisi del socialismo e del capitalismo un secolo dopo, dopo l’esperienza della Guerra Fredda. In parte viene riconfermata l’analisi fatta nella Rerum Novarum e si esaminano nuove problematiche.

Tra l’altro si chiede di avere maggiore attenzione per gli squilibri nella ricchezza venutosi a creare a causa del capitalismo, alleggerendo o cancellando il debito dei paesi poveri. Semplificare gli stili di vita ed eliminare lo spreco nelle nazioni ricche. Naturalmente grande attenzione al disarmo e alla creazione di istituzioni per il controllo delle armi.
Il principio ispiratore è l’economia al servizio dell’uomo, e non viceversa.

Toniolo e l’economia rinascimentale

Toniolo aveva un grande interesse per l’economia rinascimentale che va dal 1200 al 1400, a cui ha dedicato importanti studi, e che gli è stata di ispirazione.
E’ il periodo della nascita dell’umanesimo con la sua fioritura nel campo dell’economia, della finanza, delle banche, della cultura e dell’arte.

Le opere dei grandi artisti escono dalle Chiese e coinvolgono le famiglie, la società civile e le sue istituzioni. L’arte si diffonde e concorre ad elevare lo spirito dell’uomo.
Quello che ci auspichiamo avvenga oggi.
Toniolo pensò di ritrovarvi un modello ancora valido ai suoi tempi. Una società in cui la cooperazione tra le varie corporazioni di arti e mestieri avrebbe prodotto sia benessere per i lavoratori sia democrazia, in un’armonica civitas cristiana.
L’esempio di Cosimo de’Medici ha messo in evidenza che affari e impegno politico possono coesistere. Si può, grazie alla lungimiranza, all’equilibrio e alla saggezza che assicurano il “buon governo” e il raggiungimento del bene comune.

Dell’opera di Toniolo, ha detto Mattarella “vi è stata importante testimonianza nelle esperienze del mutualismo, dell’assistenza, dell’agire sociale nelle fabbriche e nei campi… creando binari lungo i quali il movimento cattolico ha progressivamente assunto responsabilità nella società civile e nelle istituzioni dello Stato unitario”.

Milton Friedman e il liberismo economico

Opposto al pensiero di Toniolo sembra essere quello dell’economista statunitense Milton Friedman (1912 – 2006), premio Nobel per l’economia nel 1976, fondatore del pensiero monetarista.

(In economia politica, il pensiero monetarista è una teoria secondo la quale inflazione e deflazione dipendono soprattutto dalla quantità di moneta posta in circolazione, che ha forte influenza sulle fluttuazioni economiche. Questo fa sì che l’offerta di moneta da parte della Banca Centrale venga considerata strumento essenziale di politica economica.)
Le sue teorie hanno esercitato una forte influenza sulle scelte liberiste del governo britannico di Margaret Thatcher e di quello statunitense di Ronald Reagan, degli anni ottanta.

Per Friedman l’impresa privata è il fondamento della prosperità economica e il governo non ha il dovere di intervenire nell’andamento del mercato. E’ stato quindi un radicale sostenitore del liberismo economico.

Al contrario di Toniolo, lui rigettò la responsabilità sociale d’impresa, sul piano economico ed etico. Sostenne infatti che i manager sono agenti per conto terzi e dipendenti dei proprietari-azionisti, e che devono agire nell’interesse esclusivo di questi ultimi.

Utilizzare il denaro degli azionisti per risolvere problemi sociali, significa fare della beneficenza con i soldi degli altri, senza averne il permesso.
Ma erano altri tempi. Si è visto che questo pensiero ha portato ad una eccessiva deresponsabilizzazione.

C’è e ci deve essere un limite al guadagno dell’impresa e questo limite è l’etica e il bene comune. Oggi il pianeta Terra ne piange le conseguenze, come pure vaste aree di popolazione definite “del terzo mondo.”

economia e bene comune

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Foto di Duy Pham su Unsplash