Eco-villaggi o sperimentare una nuova economia

Oggi parlerò di Eco-villaggi, cioè sperimentazioni di un modo nuovo di vivere insieme e produrre. Una nuova forma di vita sostenibile e un nuovo sistema economico.

Se c’è una cosa che non condivido è la speranza che molte persone nutrono in questo tempo di pandemia che tutto torni presto come prima. E’ una bella illusione. Tutto non deve tornare come prima, perché “il prima” è pieno di problemi non meno importanti. Non possiamo continuare a ignorare la sfida climatica e i problemi di diseguaglianza sociale, la disoccupazione, l’emigrazione, le carenze nell’organizzazione statale. Inoltre la vita così come era prima, così virtuale e alienata, ci stava portando sempre più verso la solitudine o meglio l’isolamento. Il bombardamento mediatico ci ha reso solo consumatori infelici e insoddisfatti. Ogni giorno passiamo delle ore arrabbiati dentro le nostre auto-scatolette, pronti a inveire con parolacce esagerate contro chi non riparte immediatamente al semaforo.

Questo sistema economico e lo stile di vita conseguente ci stanno portando verso la totale indifferenza nei confronti degli altri, riducendo i rapporti umani a scambi commerciali. Vendere se stessi, per avere più like, per avere visibilità…

Il cambiamento è necessario

Tante e tante cose per niente belle. Anzi dobbiamo dire grazie alla pandemia. L’isolamento forzato ci ha portato a sentire quanto siano importanti gli altri. La grande riscoperta, la solidarietà.

L’unico modo per andare avanti è cambiare. Per questo non dobbiamo tornare indietro. Piuttosto dobbiamo guardare al passato con occhi nuovi, per cercare i semi e le indicazioni per un futuro diverso.

Per questo, in questo mio blog, mi piace parlare di cose di diverso genere. Ciò che è importante in un momento di trasformazione è essere aperti alle nuove idee. Come sarà il futuro?

Sarà come lo vorremo. Quindi scegliamolo bene.

Eco-villaggi in crescita!

Oggi parlerò degli eco-villaggi.

Le nostre città sono un caos e naturalmente tutti sappiamo che non sono sostenibili.  Vale a dire, continuando in questo modo, la natura e gli stessi esseri umani ne soffriranno. Non lo sopporteranno. Questo stile di vita non è armonizzato con il tutto.

Per questo, fin dagli anni Settanta, si sono andate sviluppando in tutto il mondo delle comunità  diciamo sperimentali. Infatti in esse si sperimentava un modo diverso di vivere, di stare insieme, di produrre e di sostenersi.  Attualmente se ne conoscono circa duemila. La maggior parte di questi eco-villaggi si trova negli Stati Uniti. Ce ne sono alcuni anche in Italia e anzi sono in crescita. Questo ce lo dice l’elenco degli eco-villaggi segnalati da Rive, rete italiana degli eco-villaggi.

Gli eco-villaggi sono diversi tra loro nelle attività e nell’orientamento, ma tutti hanno in comune la sostenibilità ambientale ed economica. I residenti negli eco-villaggi vivono secondo uno stile alternativo ai classici e comuni modelli socio-economici.

Vengono utilizzate energie rinnovabili, l’agricoltura biologica, la permacultura. A volte i membri della comunità  mettono il proprio stipendio a disposizione della comunità, per farla crescere e migliorare. Si tenta per quanto possibile di realizzare l’autosufficienza alimentare ed energetica, auto producendo ciò di cui si ha bisogno.

Costruzioni e beni di consumo sono prodotti con tecniche che non danneggiano l’ecosistema.

Le comunità o eco-villaggi più vecchi

Da più di cinquant’anni si sperimentano nuovi modelli socio-economici. Alcune comunità, le più vecchie, risalgono agli anni Sessanta e Settanta. Nel 1968 fu fondata Auroville, in India.

Nel 1971 il prof. Stephen Gaskin fondò The Farm, ritenuto il primo eco-villaggio del mondo, in Tennessee. Il villaggio costituiva un esperimento di comunità in cui vivere secondo gli ideali della cultura hyppie.  Nello stesso anno nasceva Christiana, a Copenaghen.

Queste comunità erano sostenute da una comunione di intenti e di credenze spirituali o dallo stesso modo di sentire la vita e gli stessi ideali. Per esempio la famosissima Findhorn.

L’eco-villaggio di Findhorn

Sulla baia di Findhorn,  nel Nord della Scozia, fu fondata nel 1962 da Peter Caddy e la moglie Eileen e Dorothy Maclean. Alla base c’è un fondamento spirituale. La storia è curiosa e val la pena di essere raccontata.

Pochi anni dopo la morte della famosa teosofa Alice Bailey, alcuni fra i suoi più brillanti allievi inglesi, Dorothy Maclean, Peter Caddy, marito dell’allieva Sheena Govan, e Eileen Combe, che diventerà la seconda moglie di Caddy, iniziano un’avventura che li porterà a Forres, in Scozia. Qui riescono a farsi assumere in un centro turistico, il Cluny Hill Hotel. In pratica, visto la loro passione, lo trasformano in un centro teosofico.

Perso il lavoro in seguito, si trasferiscono in una landa desolata del nord della Scozia, Findhorn. Qui, nel 1962 fondano una comunità giardino.

La cosa curiosa è che il posto non si prestava, a causa del clima, a floride coltivazioni né i nostri teosofi avevano alcuna conoscenza di giardinaggio. E’ stato grazie alla capacità di Dorothy di mettersi in contatto con i devas, o spiriti delle piante, che le è stato possibile ricevere le intuizioni su come far crescere un bellissimo giardino.
Sembrava un miracolo. La fama di Findhorn  cominciò a spargersi; iniziarono ad affluire seguaci e vennero costruite delle strutture permanenti.  Il 1962 è la data che da molti viene considerata quella della nascita del fenomeno New Age. Nel 1970 arrivò a Findhorn anche David Spangler, uno dei fondatori del movimento, il quale contribuì molto a far conoscere questa piccola comunità al continente americano, attraverso le sue pubblicazioni.

Vita a Findhorn

Gli abitanti di Findhorn, tuttora, conducono un esperimento vivente per cercare di creare dei nuovi modi di interazione e comunicazione amorevole, tra il lavoro, la vita, la natura e il nostro sé.

Il nucleo principale della visione della comunità è che “l’umanità si trova impegnata in un processo di espansione evolutiva della coscienza, che sta generando sia nuovi comportamenti di civilizzazione, che una cultura planetaria impregnata di valori ispirati alla ricerca interiore e all’ascolto profondo dalla propria parte divina.”

La loro principale attività è perciò rendere partecipi i numerosi visitatori, attraverso seminari e programmi, della loro esperienza di convivenza comunitaria. La speranza è di ispirare nuovi modelli umanitari, sociali ed economici, che poi vengano portati nel mondo dai visitatori.

Un punto che mi piace molto. La maggior parte delle attività e dei progetti che si svolgono a Findhorn sono sostenute grazie alle donazioni. Per la maggior parte dei programmi i costi vengono definiti sulla base di una quota minima che copre appena i costi. Viene però richiesto, a chi può dare di più, di sostenere coloro che in alcuni momenti della propria vita non sono in grado di pagare l’intero importo. Questa è solidarietà! Lo sottolineo perché mi piace.

Findhorn tra gli eco-villaggi più antichi

 

Inoltre, all’interno dell’ Eco-villaggio gli edifici sono ecologici e sostenibili. Si avvale di tecnologie avanzate come la Living Machine, un sistema di filtraggio dell’acqua reflua tramite fitodepurazione, il generatore a biomassa, l’elettricità generata dalle pale eoliche.

Comunità di Etica Vivente

Sulla stessa scia nacque nel 1981 la Comunità di Etica Vivente, fondata da Sergio Bartoli  insieme a undici amici seguaci della psicosintesi di Roberto Assagioli e quindi fondata su valori di crescita personale e sviluppo spirituale. Poiché anche Assagioli era un attivo seguace della Bailey e della teosofia, si può ipotizzare che questa comunità abbia le stesse basi spirituali di Findhorn.

All’inizio era un centro di meditazione, con l’obiettivo di sperimentare nella vita quotidiana e applicare in gruppo la psicosintesi di Assagioli. In seguito ha abbracciato anche altri interessi spirituali inerenti.

Si trova tra Umbria e Toscana, in una rete di centri che occupano un’area di circa 25 km, circondati da campi coltivati in modo biologico.

Se la meditazione e lo studio sono le attività principali, nel tempo si sono aggiunte la fitoterapia, la coltivazione di olio e vino.

Damanhur

Anche Damanhur risale ai primi anni Settanta, precisamente al 1975. E’ un centro di ricerca spirituale, artistica e sociale, tra Torino e Aosta. E’ nato anch’esso per indicazione di una guida spirituale, Oberto Airaudi, maestro nel campo delle discipline esoteriche e medicina olistica.

A partire dal 1989, dalla prima comunità cominciano a nascere le successive, secondo una formula che prevede attualmente più di venti comunità, diffuse un in raggio di una ventina di chilometri.

Damanhur è organizzata con un governo eletto dai suoi cittadini, una Costituzione scritta e un sistema scolastico interno.

I damanhuriani affermano che ogni essere umano ha un’origine divina. L’umanità è parte di un ecosistema che include piante, animali, minerali, la terra, e forze diverse. Ogni parte è una manifestazione della stessa natura divina che permea l’universo.

Il percorso di crescita di ognuno si fonda sulla continua trasformazione interiore, sul superamento dei limiti dell’individualità e dell’egoismo, sul rispetto di tutte le forme viventi. In linea con i principi New Age di cui abbiamo già parlato.

Per quanto riguarda il sistema economico, circa metà della popolazione lavora in aziende formate da damanhuriani, sia organizzando corsi e ospitalità, sia in ambito artigianale e agricolo. Tutte le attività di produzione sono biologiche e non ogm, diverse aziende si occupano di tecnologie rinnovabili.

Il Popolo degli Elfi

Un esperimento particolare di eco-villaggio in Italia è il Popolo degli Elfi, nato a Sambuca Pistoiese nel 1980. Alcune persone occuparono vecchi ruderi per restituirli alla vita. Il cibo viene coltivato e spartito, c’è una cassa comune per le spese di tutti e sono previste diverse feste e celebrazioni in occasioni specifiche come il raccolto.

La città della Luce

Condividere lo stesso credo spirituale o la stessa passione è stato sempre un elemento di successo nella nascita e nello sviluppo delle comunità. Nel 2006 un gruppo di appassionati e studiosi di Reiki già uniti in associazione dal 1999 ha fondato La Città della Luce. Si trova a Tre Castelli, vicino Ancona.

Di questo eco-villaggio fanno parte 25 membri, il cui principale interesse verte sulla ricerca e formazione nell’ambito delle discipline bio-naturali. Infatti condividono l’economia e lavorano all’interno della struttura comunitaria come operatori olistici, artigiani e con diverse altre professionalità.

Anche per i membri di questa comunità un percorso di crescita interiore condiviso è necessario per sperimentare un nuovo modello di convivenza quotidiana sostenibile, in cui ogni individuo realizza le sue potenzialità interiori.

Eco-villaggi ed economia del futuro

Queste che ho descritto sono le comunità più antiche e sviluppate. E’ evidente che sono state animate da un sostegno di tipo spirituale, anche se non religioso.

Ma, anche se a fondarli non saranno maestri spirituali, altri piccoli eco-villaggi potrebbero rappresentare fonte di sostegno, creatività e ricchezza di relazioni per tanti giovani in cerca di occupazione e di una vita diversa.

L’eco-house a Siracusa

Mi piace tanto l’idea della Eco-house in provincia di Siracusa. Purtroppo non ho trovato notizie aggiornate. Temo non esista più, ma ne riporto le notizie trovate perché l’idea mi sembra comunque bella e a qualcuno potrebbe essere d’spirazione.

“Si tratta di un villaggio vegetariano, in cui si segue una dieta rigorosamente vegetariana. Circondata da quasi un ettaro di terreno, ricicla l’acqua, non usa sostanze nocive per l’ambiente, pratica il riuso delle risorse, il car-sharing ed il baratto. Produce olio, carrube, mandorle, pane e dolci di pasticceria naturale per il finanziamento delle attività di volontariato ambientale.
Propone un’accoglienza ecologicamente sostenibile, etica e solidale: tutti i contributi per l’ospitalità e le attività svolte permettono la manutenzione della sede e finanziano progetti di solidarietà a favore dei bambini.

L’Eco-house e tutte le attività correlate vengono organizzate e gestite da volontari; in alcuni periodi dell’anno si scambia l’ospitalità con lavori di manutenzione per la sede e per il giardino.”

Non è una bellissima idea?

Creare un eco-villaggio

E se volessi creare io stesso un eco-villaggio? Si può cominciare anche condividendo una casa grande e cominciare a coltivare un campo o fare delle attività insieme. Spesso i Comuni hanno degli spazi con destinazione ad uso sociale inutilizzati ed è possibile richiederli per attuare un progetto.

E’ possibile usufruire di vari tipi di finanziamento a seconda di quello che si ha intenzione di fare col proprio progetto. Ci sono comunque bandi relativi a finanziamenti per famiglie, o per l’imprenditoria giovanile o femminile, i finanziamenti per l’agricoltura e per il turismo.

Un consiglio, però. Non sottovalutate la motivazione spirituale dei primi eco-villaggi. Infatti non si può stare insieme e progredire se non ci si confronta continuamente con se stessi e con gli altri in tutta serenità, amicizia e benevolenza. Un lavoro di crescita spirituale condiviso è necessario per progredire insieme e realizzare un progetto.

Ne sono più che certo anche dopo aver letto il libro di Paolo Giordano “Divorare il cielo”, perché a volte i bei sogni si trasmutano in incubi. La masseria di cui si parla in fondo è un piccolo progetto di eco-villaggio.

Se non si impara a vivere insieme con comprensione, compassione e benevolenza, ogni progetto, seppure bellissimo, è destinato a crollare sotto gli attacchi dell’egoismo e dell’interesse privato.  Cambiare se stessi per cambiare il mondo. Non ce lo scordiamo mai.

Auroville

Findhorn

Damanhur