Tutto … per una fettina di carne più economica

Tutto quello che c’è dietro ad una fettina di carne più economica

L’allevamento intensivo si è andato progressivamente sviluppando dopo la seconda guerra mondiale, con l’intento di scongiurare la fame sofferta negli anni precedenti. Questo sistema  ha permesso di produrre grandi quantità di carne, di latte e di uova, con costi di produzione apparentemente più bassi. Minore è il costo della carne, e più siamo incoraggiati a consumarla.

Oggi tutti i nodi sono venuti al pettine. Il costo della carne, sempre più basso al supermercato, comporta costi ben più elevati nel campo della salute, nostra e del Pianeta Terra.

Complessivamente alleviamo e macelliamo oltre 70 miliardi di animali all’anno. Circa i due terzi di questi animali sono allevati in sistemi intensivi.

Secondo il rapporto “Il costo nascosto della carne” di Greenpeace del 2018 ogni anno nell’Unione europea si producono circa 47 milioni di tonnellate di carne. Ciò equivale a circa 1,8 kg di carne e circa 6 litri di latte a testa alla settimana per ogni abitante dell’Unione europea.

L’allevamento intensivo aggrava la crisi alimentare.

FAME NEL MONDO

Circa 1 miliardo di persone non hanno abbastanza da mangiare. Questo compromette gli sforzi realizzati per raggiungere il primo Obiettivo di Sviluppo per il Millennio sottoscritto dalle Nazioni Unite, che si prefigge di “sradicare la povertà estrema e la fame”.

Il contrasto è particolarmente violento con l’Occidente, in cui circa un miliardo e mezzo di persone sono in sovrappeso, un terzo delle quali obese.

L’assurdità dei processi economici

Gli animali allevati industrialmente vengono in genere nutriti con alimenti commestibili come cereali, soia o pesce che potrebbero nutrire invece gli esseri umani.

L’allevamento intensivo su grande scala aggrava la crisi alimentare perché ha bisogno di molte risorse. Ma di queste risorse potrebbero nutrirsi direttamente gli esseri umani, non gli animali. E’ uno spreco incredibile. Inoltre, per abbassare il prezzo della carne,  sale quello dei cereali perché la richiesta è sempre maggiore ma ci sono sempre meno zone coltivabili.

Almeno un terzo del pescato complessivo mondiale non raggiunge mai una bocca umana; una larga parte di esso viene destinata ad alimentare pesci allevati. Servono 2-5 tonnellate di pesce selvaggio per produrre 1 tonnellata di pesci carnivori da allevamento come il salmone.

L’allevamento intensivo è dannoso

Si sa già da un bel po’ di anni.

Nel 2006, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha descritto l’allevamento intensivo come «… uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più gravi problemi ambientali attuali».

Nonostante questo avvertimento, nell’ultimo decennio il numero di allevamenti di pollame e suini altamente inquinanti è aumentato del 31%. Questo grazie anche ai sussidi dell’UE.  Ripeto, ogni anno vengono allevati circa 70 miliardi di animali.

Nello specifico, perché gli allevamenti intensivi sono uno spreco di risorse?

Questo sistema necessita di enormi quantità di mangime, acqua e farmaci. Grandi porzioni di terra sono dedicate alla coltivazione di colture destinate ai mangimi, come mais o orzo.

Anche se nell’Unione europea la produzione di prodotti di origine animale dipende fortemente dalle importazioni di mangimi, questo settore utilizza più della metà di tutti i terreni agricoli europei che invece potrebbero essere utilizzati per produrre verdure e frutta.

Oggi le vacche si nutrono di SOIA

Nonostante le vacche da latte siano naturalmente idonee al pascolo e all’erba, il loro metodo di allevamento è sempre più dipendente dai cereali e dalla soia. “Crescita rapida, rendimento elevato“, questo è il motto. Perciò si utilizzano delle quantità considerevoli di cereali e farina di soia, ricca di proteine.

Circa un terzo delle terre coltivabili al mondo è già stato devoluto all’alimentazione degli animali.

Ciò vuol dire che destiniamo agli animali alimenti di grande qualità, ricchi di principi nutritivi e anche più salutari, mentre questi stessi alimenti permetterebbero di sfamare più facilmente le popolazioni più povere.

L’Argentina, per esempio, è uno dei maggiori produttori di soia al mondo (oltre 40 milioni di tonnellate prodotte nel 2012 – dati Faostat).

La soia prodotta in Argentina viene imbarcata e trasportata in tutto il mondo per nutrire bovini, suini e polli.

Ma le colture di cereali ricevono quantità massicce di pesticidi e di fertilizzanti ricchi d’azoto e fosforo per stimolarne la crescita. Come sappiamo una gran parte di questi fertilizzanti può diffondersi nei terreni e nelle falde freatiche. Le persone che vivono nei dintorni delle coltivazioni si ammalano. L’uso dei pesticidi impoverisce il terreno. Si scatena una corsa all’accaparramento delle terre per produrre soia. Per poter coltivare questi alimenti, vengono dissodate immense distese di terra, tanto nei paesi sviluppati quanto in quelli in via di sviluppo.

Raccolta di campioni di Greenpeace del 2018

Nel 2018, Greenpeace ha condotto analisi in dieci Paesi europei ( Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna) per verificare se la pratica dell’allevamento industriale inquina le nostre acque superficiali.

I campionamenti sono stati fatti in 29 fiumi e canali di irrigazione, in regioni con una forte presenza di allevamenti intensivi. I campioni sono stati analizzati per verificare la presenza di medicinali ad uso veterinario, pesticidi, nutrienti e metalli.

Risultati preoccupanti

Sono stati rilevati 21 farmaci diversi, 17 erano antimicrobici, dei quali 12 antibiotici. I farmaci veterinari sono stati trovati in circa quattro campioni su cinque.

Gli antibiotici sono stati trovati in oltre due terzi dei campioni analizzati, tra questi l’antibiotico dicloxacillina.

Le concentrazioni di nitrato in tutti i campioni erano inferiori, anche se a volte di pochissimo, al limite stabilito dall’Ue di 50 mg per litro.  Al di sopra di questo limite i governi devono agire per proteggere i corsi d’acqua e la vita acquatica.

Da precisare però che i campioni sono stati raccolti nei mesi di giugno e luglio, quando ci si aspetta che le concentrazioni di nitrati disciolti siano a livelli relativamente bassi nel ciclo annuale a causa del loro esaurimento dovuto alla crescita di alghe e altre piante.

Tuttavia, in 15 campioni sono stati trovati livelli di nitrati che potrebbero essere dannosi per gli invertebrati, i pesci e gli anfibi più sensibili.

In tutti i campioni sono stati trovati  : 104 in totale, di cui 28 ormai vietati in Ue, per esempio a causa della minaccia che comportano per gli impollinatori.

Dieci campioni provenienti da sette Paesi contenevano livelli di concentrazione per singolo pesticida al di sopra di quelle accettabili fissate dall’Agenzia tedesca dell’ambiente, che potrebbero essere dannose per gli organismi acquatici.

Le concentrazioni di metalli erano in linea con quanto già rilevato per i principali corsi d’acqua europei. Solo quattro campioni avevano concentrazioni anomale, principalmente riguardanti la presenza di cadmio.

In Italia

In Italia i campioni sono stati prelevati in Lombardia, regione dove si concentra oltre la metà della popolazione nazionale di suini. Precisamente nelle tre province con la maggiore presenza di suini: Cremona, Mantova, Brescia.

In particolare nel campione raccolto in provincia di Brescia sono stati rilevati 11 diversi tipi di farmaci, 7 dei quali antibiotici: il numero più alto trovato in un singolo campione di tutta l’indagine.

Gli antibiotici  sono risultati presenti in tutti e tre i campioni.

Complessivamente sono stati rilevati 30 diversi pesticidi, nove dei quali non più autorizzati in Ue.

Tutti e tre i campioni contenevano concentrazioni di nitrati al di sopra del livello scientificamente suggerito come necessario per assicurare la protezione degli invertebrati acquatici, pesci e anfibi più sensibili.

Le possibili conseguenze sono preoccupanti. C’è un maggiore rischio di sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici. La presenza di pesticidi e altri inquinanti è una seria minaccia per diverse specie. Una eccessiva presenza di nutrienti causa la crescita delle fioriture algali. Soprattutto, non siamo ancora in grado di valutare adeguatamente gli impatti complessivi causati dalle miscele – potenzialmente pericolose – formate da vari inquinanti presenti nei nostri ecosistemi.

Sono tanti i problemi causati dagli allevamenti intensivi.

L’abbiamo ripetuto fino alla noia.

ACQUA e spreco di RISORSE IDRICHE

L’allevamento intensivo necessita dell’8% di tutta l’acqua che utilizziamo nel mondo. La maggior parte di questa acqua è destinata all’irrigazione delle colture cerealicole. Oggi è la causa principale dell’aggravarsi della carenza d’acqua.

Penso che questo basti ad avere un’idea, più di tante parole.

« Per produrre 1 kg di carne di manzo, occorre una superficie di terra pari a 15 volte quella necessaria per produrre 1 kg di cereali, e pari a 70 volte la superficie necessaria per produrre 1 kg di legumi. (Fonte: Center for Energy and Environmental Studies, 2005) »

FERTILIZZANTI

Fertilizzanti, erbicidi, insetticidi e altre sostanze chimiche utilizzate per produrre mangimi inquinano suolo e corsi d’acqua. Lo stesso  liquami, nitriti e nitrati derivanti dalle pratiche agricole.

Il letame derivante dall’allevamento industriale spesso contiene residui di metalli e farmaci veterinari come gli antibiotici. I fertilizzanti artificiali e il letame contengono entrambi nutrienti come i nitrati, che sono essenziali per la vita, ma che in eccesso possono danneggiare gli equilibri ecologici dei corsi d’acqua.

L’acqua contaminata da nitrati e nitriti, ad esempio, è stata associata a problemi di salute che comprendono tumori alla vescica, tiroide, colon, reni, ovaie, stomaco e il linfoma di Hodgkin.
L’inquinamento atmosferico, dovuto al rilascio di polveri sottili (PM2,5) e alle emissioni di ammoniaca (il 90% delle quali, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, proviene dall’agricoltura) può a sua volta causare problemi di salute alle persone.

Farmaci ad uso veterinario, pesticidi, metalli e dosi eccessive di nutrienti finiscono nell’ambiente e nei corsi d’acqua, formando veri e propri “cocktails”  di sostanze dagli effetti sconosciuti e che danneggiano i nostri delicati ecosistemi.

DEIEZIONI ANIMALI

Le diverse deiezioni degli allevamenti intensivi possono essere particolarmente problematiche, poiché si disperdono nei corsi d’acqua.

Una parte dell’azoto prodotto da questi allevamenti può diventare gassoso e trasformarsi in ammoniaca, che contribuisce all’acidificazione dell’acqua e alla distruzione dello strato di ozono.

DEFORESTAZIONE

Poiché lo spazio per le coltivazioni è già limitato, c’è la ricerca di nuovi terreni coltivabili in certe parti dell’America latina e dell’Africa sub-sahariana, in particolare là dove ora si trovano praterie e foreste.

Tra il 1980 e il 2000, una zona pari a oltre 20 volte la superficie dell’Italia è stata trasformata in nuovi terreni agricoli, più del 10% dei quali a spese delle foreste tropicali esistenti.

 ANTIBIOTICI

Negli allevamenti intensivi vengono usate grandi quantità di antibiotici e gli animali sono nutriti con mangimi coltivati usando pesticidi e fertilizzanti chimici.
Fino al 2006 negli allevamenti di polli si usavano sostanze ad azione antimicrobica, prodotti denominati fattori di crescita, che favorivano l’incremento del peso.

Teoricamente in Europa già dal 2006 è stato ufficialmente vietato l’uso di antibiotici che favoriscono la crescita di animali.

Di fatto gli stessi antibiotici continuano ad essere utilizzati con la motivazione di prevenire e controllare la diffusione di malattie

Metodo metafilattico e profilattico

I polli da carne vengono tenuti in condizioni pietose. Di norma nei capannoni ci sono circa 30/40.000 animali, con una densità che va in genere da 17 a 22 polli/m², cioè una superficie inferiore a un foglio A4 per animale. I capannoni sono edifici bui e spogli (nessun arricchimento ambientale come posatoi, balle di paglia, ecc.). Gli animali sviluppano molto spesso problemi alle zampe e patologie respiratorie e cardiache a causa della loro genetica, creata appositamente per fare giungere gli animali al peso di macellazione in tempi brevissimi (dalla nascita al macello passano solo 40 giorni).

Se uno di loro si ammala, e questo capita sovente date le condizioni pessime in cui vivono, è molto difficile isolare l’animale, curarlo ed evitare che altri si ammalino. Così gli allevatori aggiungono gli antibiotici nei mangimi o nell’acqua. Questo metodo di somministrazione si chiama metafilattico: viene somministrato l’antibiotico a tutti, così l’animale malato viene curato e gli altri non si ammalano.

A volte invece l’antibiotico viene utilizzato in modo profilattico, ovvero ancora prima che gli animali presentino dei segni clinici di una malattia, somministrando l’antibiotico a tutti.

Spesso gli antibiotici usati per trattare gli animali sono gli stessi  per curare le persone.

Resistenza agli antibiotici

I batteri che sopravvivono al trattamento si moltiplicano e possono anche mutarsi in ceppi più virulenti, presentando anche più danni per l’uomo.

La trasmissione dagli allevamenti alle persone che lavorano negli allevamenti è purtroppo molto facile. I superbatteri penetrano nella popolazione umana, diventando una grave minaccia per la nostra salute  .
A causa dell’uso crescente di questi medicinali, i batteri resistenti ai trattamenti antibiotici sono sempre più frequenti.

Così avvisa il Ministero della Salute: Prima della scoperta degli antibiotici, migliaia di persone sono morte per malattie batteriche, come polmonite o infezione a seguito di intervento chirurgico. Da quando gli antibiotici sono stati scoperti e usati sempre più batteri, che erano originariamente sensibili, sono diventati resistenti e hanno sviluppato numerosi meccanismi per sopravvivere agli antibiotici. Poiché la resistenza è in aumento e pochi nuovi antibiotici sono stati scoperti e commercializzati negli ultimi anni, il problema della resistenza agli antibiotici è oggi una grave minaccia per la salute pubblica globale e per quella di ogni individuo.

È infatti più difficile riuscire a curare le malattie infettive: il decorso risulta più lungo, aumenta il rischio di complicanze, fino ad arrivare a esiti invalidanti e morte.

La situazione sta peggiorando con l’emergere di nuovi ceppi batterici resistenti a più antibiotici contemporaneamente (noti come batteri multi-resistenti), soprattutto negli ospedali.

PROBLEMI DI SALUTE

Le diete con un alto contenuto di carne rossa e lavorata sono associate a vari problemi di salute come obesità, malattie cardiovascolari, diabete di tipo II e alcuni tipi di cancro.
Inoltre, la diffusione di malattie trasmissibili alle persone come l’influenza aviaria e suina o la Salmonella, sono importanti rischi per la salute pubblica legati all’allevamento intensivo di animali.

Due terzi dei polli in vendita in Gran Bretagna sono risultati positivi alla contaminazione da Campylobacter, una causa crescente di intossicazione alimentare. I polli, causa dell’80% delle infezioni in Gran Bretagna, sono più vulnerabili se stressati con diete povere e da condizioni tipicamente riscontrate negli allevamenti intensivi.

Alimenti poveri

Gli animali allevati intensivamente e alimentati a grano producono carne con una concentrazione maggiore di grassi saturi, con meno proteine e più povera di nutritivi rispetto a quella degli animali che possono pascolare. Infatti, pur mangiando molta più carne, sempre più persone hanno carenza di ferro.

Incentivate dall’accesso a carne di basso valore e scarsa qualità, le persone nel mondo occidentale stanno mangiando eccessive quantità di carne e la loro salute ne sta risentendo.

Esportiamo in tutto il mondo la dieta occidentale, insieme all’allevamento intensivo, portando ad un’epidemia mondiale di disturbi legati all’obesità. Ma perché gli altri continenti seguono sempre gli occidentali? NOI SIAMO PAZZI, non ci seguite!

MALTRATTAMENTO

Siamo capaci di fare in tv un servizio strappalacrime per un delfino trovato morto sulla spiaggia e non ci importa niente di polli, maiali e vacche che stanno negli allevamenti intensivi. Anche i maialini, i pulcini e i vitellini sono bellissimi e affettuosi.

L’allevamento intensivo è la più grande causa di maltrattamento animale sul pianeta.

Temo che l’umanità avrà un karma molto brutto.

Gli animali trattati come se non avessero anima, coscienza, vita..come macchine..questo è un vero e proprio abuso sugli animali. Non ci rendiamo conto di cose semplicissime. Vivono sempre nella paura e la loro carne potrebbe contenere emozioni tossiche che finiranno nelle cellule delle persone che se ne cibano. Queste ci sembrano stupidaggini. Ne piangeremo le conseguenze. Non mi stancherò mai di dire che gli animali meritano rispetto e amore. Come le civiltà più antiche dovremmo avere rispetto per loro, onorarli come dei e ringraziarli per il loro sacrificio.

 Dopo tutti questi problemi non sarebbe meglio comprare con parsimonia una fetta di carne giustamente più cara?

E’ proprio improbabile che si possa rimanere sotto il tetto dell’aumento di temperatura di 2° senza ridurre il consumo di carne e latte e loro prodotti derivati.

Nonostante il settore dell’allevamento produca globalmente il 14% delle emissioni di gas serra, riceve un sostanzioso sostegno finanziario dell’Ue, sia direttamente che tramite pagamenti rivolti alle coltivazioni destinate alla produzione di mangimi.

Ciò di cui l’Umanità ha bisogno ora è adottare politiche che promuovano la produzione di alimenti di aziende agricole ecologiche e locali.

I pagamenti agricoli dell’Ue dovrebbero sostenere le aziende agricole disposte a:

– mettere in atto misure per la transizione verso l’allevamento di un minor numero di animali;

-allevare animali in sistemi estensivi gestiti ecologicamente;

-ridurre al minimo – e ove possibile eliminare – l’uso di antibiotici;

Abbandonare l’uso di antibiotici usati anche per le cure degli esseri umani, al fine di ridurre il rischio di creare batteri resistenti a questi farmaci.

-ritornare alla produzione ecologica di frutta e verdura;

L’Ue dovrebbe adottare politiche che guidino il cambiamento delle abitudini alimentari e dei modelli di consumo, finalizzati a raggiungere l’obiettivo di ridurre il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari.

Facciamo sentire la nostra voce

Si ringrazia

CIWF

Compassion in World Farming (CIWF) Italia Onlus è l’unica associazione italiana no profit che lavora esclusivamente per la protezione e il benessere degli animali allevati a scopo alimentare.

La mission di CIWF che noi appoggiamo vivamente è quella di mettere fine all’allevamento intensivo, maggior causa di crudeltà verso gli animali sul pianeta. Allo stesso tempo, CIWF promuove pratiche di allevamento rispettose del benessere degli animali, dell’ambiente e delle persone.

 Greenpeace