Allevamenti intensivi: basta fondi pubblici

C’è una nuova seria battaglia da combattere, difendere i diritti degli animali e delle piante, e porre fine al mostruoso sistema degli allevamenti intensivi. Vi spiego quali sono le ragioni.

L’industria della carne si è rivelata una vera industria di morte non solo per gli animali ma anche per l’uomo e l’ambiente in generale. A parte la ovvia motivazione etica, dall’abuso di antibiotici alla schiavizzazione dei lavoratori, dalla diffusione di virus e batteri all’aumento dei gas serra, tante buone ragioni ci spingono a protestare per dire basta agli allevamenti intensivi.

Allevamenti intensivi, eticamente inaccettabili

Riflettendoci, il  nostro rapporto con gli animali si basa fondamentalmente sul dominio. “Le esigenze di base degli animali devono sempre essere subordinate ai desideri umani più banali”. Ammettiamolo..le pellicce, le borse..le abbuffate di carne…la necessità di ricette sempre nuove…

Per soddisfare una richiesta sempre maggiore di carne buona a buon mercato milioni di animali sono oggi stipati negli allevamenti intensivi. Queste sono vere e proprie fabbriche di carne in cui si sottopongono gli animali a trattamenti atroci, si usano massicce dosi di antibiotici e altre medicine e si inquinano acqua, suolo e aria.

Se dapprima consideriamo la questione etica, come può essere accettata e giustificata l’uccisione volontaria di milioni di esseri viventi intelligenti tanto quanto i nostri amati cani e gatti?

La caccia dell’uomo primitivo era ad armi pari. Oggi si fa del male senza una vera necessità a dei poveri esseri che hanno avuto solo la sfortuna di nascere, rinchiusi tutta la vita solo per essere ingrassati e uccisi crudelmente,  malati e pieni di paura. Lager a tutti gli effetti.

negli allevamenti intensivi ci sono esseri viventi!

I cani e i gatti sono i nostri migliori amici, ma perché vitellini maialini e cavalli non sono altrettanto degni di amore? Perché no? Perché questa discriminazione tra gli esseri viventi?

Praticamente, i benefici ricavati dagli esseri umani legittimano la cancellazione dello stato intrinseco degli animali da allevamento come esseri viventi. Dal momento che dobbiamo nutrirci sono legittime la tortura e l’uccisione. Ma non è legittima difesa. Inoltre, anche se in ultima analisi un animale dovesse essere ucciso per nutrircene, questo non giustifica di avergli reso la vita un inferno. Non giustifica certe pratiche atroci e disumane.

“Se si può uccidere un animale si può uccidere un uomo”, “La crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini”

Il comandamento dice:”Non uccidere”, non togliere la vita.

Finché permetteremo e accetteremo che il più forte violenti il più debole, senza fare nulla per migliorare le cose, senza mettere fine a queste crudeltà, non potremo considerarci umani, ma disumani. Non importa che il più debole sia un nero, una donna, un animale, un albero. Tutto ha diritto di esistere.

Non esistono uomini e donne di serie A e di serie B, non esistono animali di serie A e di serie B. Tutti hanno il diritto di non essere maltrattati, tutti hanno diritto al rispetto, tutti hanno il diritto di vivere una vita dignitosa.

L’uomo non ha diritto di depauperare le risorse del pianeta

L’enorme aumento della popolazione è alla radice di gravi problemi ambientali, dai cambiamenti climatici all’estinzione di massa di numerose specie. L’eccessivo numero di persone sta sovraccaricando la Terra: gli esseri umani usano troppe risorse, generano troppi rifiuti e inquinamento nel cielo e nel mare. C’è già un grandissimo problema con la plastica. Ma il pianeta è l’unico posto che abbiamo.

Dieci milioni di altre specie hanno anche bisogno di habitat e risorse essenziali sufficienti per sopravvivere e prosperare. Non abbiamo il diritto di estinguerli. Se è vero che siamo l’essere più intelligente abbiamo la responsabilità di creare società ecologicamente sostenibili che consentano a tutte le forme di vita della Terra di vivere e svilupparsi. Dobbiamo imparare a vivere insieme agli animali e le piante, come civili coinquilini.

Restiamo umani!

L’abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi

Purtroppo spesso ho avuto l’impressione che i problemi etici non sono molto considerati dalla gente. Per questo motivo vi parlerò di altre buone ragioni per dire stop agli allevamenti intensivi.

Un altro problema causato dagli allevamenti intensivi è l’abuso di antibiotici.

Il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo finisce negli allevamenti intensivi. Analisi commissionate dall’Unione Europea hanno trovato negli allevamenti avicoli, per esempio, elevate percentuali di batteri resistenti.

Gli animali sono portati al limite delle proprie possibilità in nome della produzione e del guadagno degli umani( non della sopravvivenza della razza). Per farlo è necessario usare grandi quantitativi di antibiotici. Le altissime densità a cui gli animali sono ammassati nei capannoni, le cattive condizioni ambientali e la orribile pratica della selezione genetica, creano animali destinati a soffrire fin dalla nascita e rendono necessario l’uso sistematico di antibiotici negli allevamenti intensivi.

Inoltre, possono i batteri degli animali se resistenti trasferirsi a noi? La risposta è sì.

Un altro aspetto poco considerato: lo sfruttamento dei lavoratori

Esistono gli allevamenti intensivi perché vi è una domanda sempre più alta di cibi animali. Questo non è più sostenibile da parte dell’ambiente ma neanche da parte dell’uomo stesso.

Quando si parla di industria della carne la prima cosa che viene in mente è la sofferenza degli animali, ma c’è un’altra faccia inquietante: lo sfruttamento dei lavoratori che lavorano in situazioni spesso al limite dell’umano.

La carne a basso costo ha dei prezzi nascosti di cui tutti paghiamo le conseguenze: persone, animali e ambiente. Gli impatti dell’allevamento intensivo sono stati indagati in Farmageddon, il libro scritto da Philip Lymbery e Isabel Oakeshott, oltre che in vari film documentari quali Earthlings e Cowspiration.

L’organizzazione internazionale non governativa Oxfam per tre anni ha monitorato le principali aziende del settore statunitensi come: Tyson Foods, Pilgrim’s Pride, Perdue e Sanderson, che occupano il 60% del mercato e hanno circa centomila dipendenti.

Lavoratori schiavizzati

Da queste ricerche è stato stilato un inquietante rapporto che ha messo sotto accusa l’industria del pollame statunitense. Dal rapporto emerge un quadro umiliante: ai capireparto è negato il permesso di andare in bagno, per non rallentare e creare problemi alla linea di produzione. Molti dipendenti optano per la soluzione di indossare pannoloni continuando a lavorare. I lavoratori sono esposti a seri rischi di infezioni alle vie urinarie, problemi all’intestino, oltre che alla prostata, senza contare le problematiche legate alle lavoratrici incinte o durante il ciclo mestruale. Alcuni lavoratori che chiedono una pausa sono stati minacciati di licenziamento.

L’indagine riporta testimonianze che parlano di fatti agghiaccianti che possono essere considerate la norma: “Durante le 10 ore del suo turno lavorativo, B. Castro lavorava 45 polli al minuto—circa 2.700 polli ogni ora, 27.000 ogni giorno. Alla fine giornata non riusciva più a muovere le mani, le spalle e la sua schiena. L’odore di ammoniaca, utilizzata per il congelamento gli causava terribili mal di testa.”

Il National Institute for Occupational Safety and Health ha scoperto che il 76% dei lavoratori nell’industria di trasformazione del pollo presenta gravi rischi neurologici poiché respirano ammoniaca e cloro usato per disinfettare le carcasse, e il 34% accusa i sintomi della sindrome del tunnel carpale, a causa della stessa azione ripetuta.

Un lavoro riservato alle fasce sociali più deboli

Inoltre, “i lavoratori del settore avicolo sono tra i più vulnerabili degli Stati Uniti, perché sono in maggioranza appartenenti a minoranze, immigrati o rifugiati accolti di recente. Di conseguenza, le aziende del pollame si permettono pratiche scorrette legalmente discutibili, sapendo di poter farla franca, dato che questi lavoratori hanno troppo timore per poter parlare”.

Per dirne un’altra, nello stabilimento di Milan, nel Missouri,  si macellano fino a 1100 maiali all’ora e per riuscire a tenere il passo con i ritmi della catena di montaggio (che nell’industria della carne è chiamata disassembly line, cioè catena di “smontaggio”) spesso i lavoratori stanno così vicini che rischiano di infortunarsi con i coltelli della persona che sta accanto a loro.

Casi che confermano, uno dopo l’altro, ancora una volta che l’industria della carne produce un cibo ingiusto e dannoso non solo per gli animali e l’ambiente, ma anche per gli umani che ci lavorano.

Salari da fame

Il Covid-19 non ha fatto altro che far venire a galla problemi che erano noti da tempo nell’industria della carne. Nel 1998 l’Immigration and Naturalization Service calcolava che circa un quarto della forza-lavoro del settore era formata da immigrati irregolari. Oggi la percentuale potrebbe essere persino maggiore, con un’altissima componente ispanica.

Secondo il Bureau of Labor Statistics negli anni Duemila i salari nei macelli erano il 24% al di sotto della media dell’industria manifatturiera. Ancora oggi la paga all’ora è in media di 12-13$ o addirittura meno. Il reddito annuale si aggira attorno ai 27mila dollari (lordi), che per il costo della vita negli Stati Uniti è prossimo all’indigenza.

Inoltre viste le condizioni massacranti del lavoro il turnover è altissimo, fino ad arrivare per alcune imprese al 100% annuale, rendendo di fatto impossibile ogni forma di sindacalizzazione.

L’industria ha continuato tali pratiche crudeli con relativa impunità, perché i lavoratori sono troppo dipendenti dal loro impiego per resistere efficacemente a manager senza scrupoli, e l’opinione pubblica ha continuato a sostenere l’abuso con l’indifferenza e la richiesta sempre maggiore di carne.

Aziende come la Tyson Foods hanno un modello di business che provoca distruzione ambientale, sfruttamento dei lavoratori, crudeltà sugli animali e condizioni che creano nuovi virus.

Le infezioni virali

Si, proprio virus. Gli allevamenti intensivi hanno un ruolo ben noto sia per l’emersione che la diffusione di infezioni virali simili al Covid-19. E anche dello stesso Covid-19.

Le stime ufficiali ci dicono che oltre il 70% di tutte le malattie infettive emergenti provengono da animali, e che gli animali allevati trasmettono agli esseri umani un grande numero di virus. Sars, ebola, influenza suina, influenza aviaria, sono solo alcuni esempi che hanno preceduto questo Coronavirus.

E’ probabile che gli allevamenti intensivi, in particolare di pollame e suini, nei quali gli animali sono tenuti a stretto contatto e in numero molto elevato, oltre che movimentati su grandi distanze, possano far aumentare la trasmissione di malattie.

E molti altri virus seguiranno se non corriamo ai ripari e impariamo qualcosa da questa lezione, modificando l’impatto delle nostre attività sul Pianeta e il nostro rapporto con gli animali.

Gas serra

Pochi riescono a credere al fatto che l’allevamento intensivo di animali è tra le attività che maggiormente hanno concorso e concorrono all’aumento della temperatura terrestre.

Almeno il 21% della CO2 deriva dalla produzione animale (considerando solo quella emessa dalla respirazione degli animali).

Il 72 % del metano totale derivante da attività umane emesso in atmosfera proviene sia direttamente dai processi digestivi dei ruminanti (bovini, ovini, caprini) che dall’evaporazione dei composti presenti nel letame.

Gli allevamenti contribuiscono almeno per il 65% alle emissioni antropogeniche totali di monossido di azoto. L’NO2 proviene da due fonti principali: una è l’impiego di fertilizzanti chimici a base di azoto, senza i quali l’agricoltura intensiva non potrebbe sussistere.

I fertilizzanti azotati sono prodotti industrialmente (con grande impiego di energia e quindi emissione di GHG a loro volta) e riversati sui terreni agricoli. Tonnellate di deiezioni animali, che potrebbero essere utilizzate allo stesso scopo, rimangono inutilizzate a cielo aperto. L’evaporazione dei composti azotati dai fertilizzanti e dal letame è responsabile della formazione di monossido di azoto, il più potente dei tre GHG (gas ad effetto serra) per effetto riscaldante. Inoltre gli escrementi degli allevamenti zootecnici concorrono alla formazione delle piogge acide.

La deforestazione

Gli allevamenti intensivi contribuiscono anche in un altro modo alla presenza di una eccessiva quantità di GHG nell’aria: per far posto ai pascoli necessari, ampie zone sono state deforestate. I vegetali, a differenza degli organismi animali, sono in grado di catturare la CO2 presente nell’aria, liberando poi ossigeno ed utilizzando il carbonio per crescere: è la cosiddetta fotosintesi clorofilliana. L’eliminazione massiccia di migliaia di ettari di alberi ad alto fusto ha come effetto la diminuita capacità di catturare l’anidride carbonica.

Infine i terreni sfruttati dall’eccessivo pascolo diventano praticamente sterili e inutilizzabili. Laddove c’era il polmone del mondo, la rigogliosa foresta amazzonica, nelle aree sfruttate dai pascoli ora c’è il deserto. Sempre secondo la FAO, i pascoli mondiali sono ormai esauriti, poiché le aree sfruttabili sono già state tutte utilizzate e non rimane che abbattere altre foreste.

Il continuo e crescente bisogno di foraggio non solo riduce la terra coltivabile per l’uomo ma incentiva anche le monocolture con le ben note conseguenze sull’ecosistema.

L’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi, sta progressivamente avvelenando le falde acquifere e rende sterili vastissimi territori. I copiosi liquami emessi dalle stalle industriali e da molti stabilimenti di produzione alterano pericolosamente fiumi, laghi, mari e terreni.

Migliorare la salute dell’uomo e del Pianeta

Migliorare la salute dell’uomo e degli animali, insieme a quella delle piante e dell’ambiente, è l’unico modo per mantenere e preservare la sostenibilità del Pianeta”.

La professoressa Ilaria Capua, direttrice della One Health Center of Excellence dell’Università della Florida così ha dichiarato che la salute umana è indissolubilmente legata alla salute degli animali e della natura. Questo concetto così semplice e universale, per anni è stato dimenticato.

Il Covid19  ha portato tutti i nodi al pettine.

Secondo la Capua le cause sono da ricercare nel displacement degli animali dal loro habitat naturale, correlato anche ad altri fattori come la crescita delle megalopoli e della sporcizia, lo sfruttamento del lavoro e la disuguaglianza.

Ilaria Capua lo scorso anno ha scritto un libro dal titolo “Salute circolare. Una rivoluzione necessaria”, edito da Egea. Una pubblicazione incentrata sulla necessità di “ripensare alcuni percorsi e di proporne di nuovi e rivoluzionari, per arrivare a un maggior equilibrio con gli animali, con le piante e con l’ambiente che ci accoglie nel suo complesso”. Temi quanto mai attuali in tempo di Covid-19.

il dopo pandemia 

Avremo un Pianeta e una vita sani solo se cambiamo drasticamente il modo in cui trattiamo gli altri esseri viventi.

Dopo questa pandemia da Covid-19 dobbiamo pensare soprattutto a come migliorare le nostre condizioni di salute psicofisiche e le condizioni di salute del pianeta in vista di altre emergenze, per essere veramente pronti ad affrontarle.

Per farlo dobbiamo guarire noi stessi, ritrovando l’integrità, liberandoci dal nostro senso di separazione dall’Altro, dalla Natura e da Dio. Risanare il nostro rapporto con il denaro. L’uomo fa parte della natura, lo dobbiamo ricomprendere.

Per ridurre il rischio di future pandemie, l’Unione europea e i governi nazionali devono bloccare il sostegno agli allevamenti intensivi, salvando invece l’agricoltura su piccola scala. A livello nazionale ed europeo i lobbisti del settore agricolo hanno già chiesto sostegno per il settore delle carni e dei latticini.

Dobbiamo intraprendere serie azioni riguardanti il clima. Ad esempio, prevenire la deforestazione può aiutare a contenere la perdita di biodiversità e rallentare le migrazioni di animali, ed  il rischio di diffusione di malattie infettive.

Dobbiamo riparare il nostro rapporto incrinato con gli animali e le piante.

Una minore domanda di carne e una zootecnia più sostenibile potrebbero ridurre il rischio emergente di malattie infettive e ridurre le emissioni di gas serra.

La nuova “Politica Agricola Comune”

Il momento di agire è ora, perché l’Europa dovrà definire nei prossimi mesi la nuova “Politica Agricola Comune” (PAC) ovvero l’insieme di regole per l’assegnazione di sussidi e incentivi agli agricoltori e allevatori europei.

L’attuale PAC è fondamentalmente ingiusta poiché assegna i fondi in modo sproporzionato al sistema dei maxi allevamenti, contribuendo alla scomparsa delle piccole aziende locali che producono cibo in modo sano ed ecologico.

Il mostruoso sistema degli allevamenti intensivi deve finire. Si deve dare spazio a modelli agricoli più sicuri, giusti e sostenibili. Le forniture di carne sarebbero più basse ma che importa?

La carne è davvero essenziale?

Ma ci vuole la comprensione dei consumatori. Per invogliarci a comprarla ci mettono paura. Ci dicono che la carne è essenziale per la salute dell’essere umano.

Ma la carne è davvero essenziale?

E ci dicono che fa bene.

Come può fare bene un cibo che è un pezzo di un animale che ha provato sofferenza, emozioni negative per tutta la propria vita?

Assurdo! Moltissime e sempre più frequenti sono le malattie del benessere legate ad un’alimentazione ricca di carne e derivati e povera di frutta e verdura. Diabete, obesità e malattie cardiovascolari. Esiste una ben documentata  correlazione tra il consumo di carne e le malattie del cuore.

Lo sappiamo, la vera dieta mediterranea è a base vegetale con tanti legumi e cereali con un utilizzo sporadico di carne e derivati. Queste malattie sono prevenibili il più delle volte attuando uno stile di vita sano e seguendo una dieta a base vegetale.

La malattia più diffusa nelle società ricche dopo le malattie cardiovascolari è il cancro. Anche in questo caso è stato accertato un forte legame con il tipo di alimentazione povera di fibre e ricca di alimenti animali.

Ma l’uomo è davvero carnivoro?

Ce lo dice la lunghezza dell’intestino umano,  di gran lunga superiore a quello di un animale carnivoro. Durante le varie fasi di digestione le proteine della carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche, che è bene non siano assorbite. Per questo motivo i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il conseguente rischio d’assorbimento delle tossine.

Gli animali erbivori, dovendo provvedere al laborioso processo di demolizione della lunga catena della cellulosa fino al glucosio, devono avere un intestino molto lungo che permette un maggiore tempo di permanenza all’interno del corpo.

Gli animali onnivori hanno un intestino di lunghezza intermedia, tale da permettere l’assorbimento di tossine di putrefazione della carne, da qui la ragione fondamentale della dannosità per loro della carne.

La lunghezza del nostro intestino non permette una veloce espulsione di tutte le sostanze tossiche presenti.  Non abbiamo un intestino da carnivori.

Sostanze tossiche trasmesse dalla carne

Altro fattore importante è l’apporto di sostanze tossiche che derivano dalla morte dell’animale. L’irrigidimento fisiologico porta acido lattico. A questo si aggiungono le tossine “da paura” sviluppate dall’animale al momento dell’uccisione o dai tranquillanti che gli hanno iniettato per renderlo meno nervoso. Questi ultimi si sommano alle tracce di farmaci o sostanze assunti dall’animale nell’arco della sua vita, che sono:

ormoni, antibiotici, erbicidi, diserbanti o pesticidi, induttori di crescita, inibitori della tiroide, tranquillanti. Ce li assumiamo anche noi.

La carenza di vitamina B12

Ci dicono che la carne contiene la vitamina B12, indispensabile per l’essere umano. E’ vero, la B12 è importantissima.

La vitamina B12 è importantissima per la sintesi dell’emoglobina. È necessaria al metabolismo del tessuto nervoso, delle proteine, dei grassi e dei carboidrati; regola l’assunzione del ferro da parte dell’organismo e fissa la vitamina A nei tessuti.

Una carenza di vitamina B12 comporta seri disturbi neurologici e comportamentali e può portare a forme di anemia. Tuttavia gravi carenze di vitamina B12 per insufficiente apporto alimentare sono in linea di massima abbastanza rare. Possono averle i vegani poco attenti agli alimenti e altre persone con difficoltà nell’assimilarla.

In ogni caso la vitamina B12 non si trova solo nella carne e nel pesce, ma anche nelle uova e nei formaggi. Se si è vegani, per supplire alla carenza, si può assumere l’alga spirulina, la klamath e altre alghe di mare. Si può vivere benissimo.

Un salto spirituale

Quello che mi viene da pensare dopo essermi documentato per scrivere questo articolo:

è incredibile quello che può produrre l’avidità e la stupidità degli esseri umani. E come diceva Dante, gli ignavi sono tra i più deplorevoli. Coloro che non prendono posizione. Siamo tutti colpevoli. Chi è proprietario di industrie distruttive dell’ambiente e degli umani. Chi acquista prodotti senza neanche chiedersi cosa c’è dentro e anzi richiede prezzi sempre più bassi e quantità più elevate senza sapere qual è il prezzo di tutto questo. Poi c’è chi se ne frega e si mangia due hamburger al giorno per poi ammalarsi di cancro e finire per essere un peso anche per il sistema sanitario. Medici che si vendono e dicono che la carne è indispensabile all’essere umano. Politici che incassano mazzette dalle grandi lobby e dalle multinazionali.

Produrre produrre produrre…consumare consumare consumare… le grandi multinazionali che si arricchiscono a questo prezzo non sono meno disprezzabili dei mafiosi a cui siamo abituati in Italia.

Produrre ricchezza per pochi e malattia e morte per molti e distruzione dell’ambiente. Gli animali non seminano morte e distruzione, sono più intelligenti di noi.

Ma è davvero questo l’intelligentissimo essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio?

Che grande inganno, il più grande di tutti. Quello di cui abbiamo bisogno è un salto nel vuoto, un salto spirituale.
Foto di Bernhard Stärck da Pixabay